Chiesa di San Pietro

Ultima modifica 9 aprile 2018

Un tempo parrocchiale ed oggi compresa nel cimitero, risalente probabilmente all'anno mille, perchè tutta in arenaria, ristrutturata nel corso dei secoli.

È detto S. Pietro di Fenestrella forse da tre piccole finestre dell'abside. Secondo il Bosio invece era così denominata perché sita nelle vicinanze della stretta gola fra le due colline, quasi a formare una finestra verso Aramengo. La prima notizia su di essa è contenuta in un atto del 1235, con il quale il vescovo di Vercelli la dona alla canonica di Vezzolano perché venga da essa officiata, con obbligo di presentare il titolare al pievano di Pino, di portarsi al sinodo e di offrire annualmente al vescovo di Vercelli cinque libbre di cera, nel giorno di S. Giorgio.
È la più antica chiesa di Albugnano, probabilmente anteriore al mille, perché tutta in arenaria; fu parrocchiale fino al secolo XVI. Premesso che non arrivò a noi nella sua primitiva forma, la chiesa è basilicale, ad una nave di m 5 x 15. L'arco trionfale, in strati simmetrici di cotto e pietra, non è più il primitivo e si sviluppa grandioso sopra una parasta o spalla rientrante m 0,20. Contro questo arco poggia, nella forma originale, l'abside di m 2 di raggio e ristretto ancora di m 0,20. Essa è scompartita esternamente da tre colonnette in tre campi, ciascuno ornato d'una finestrella a più centinature, a pieno centro, di m 0,80 x 0,12. Un tavolato di pietra, bucherellato a disegni geometrici. I capitelli sono cubici e rozzi e la cornice, di grosso aggetto con disegni geometrici, è sostenuta di sviluppati archetti con mensole rozzamente decorate. Internamente nessuna decorazione; la copertura della nave è in assito. I muri laterali esterni, con la base semplice, sono scompartiti da due piccole lesene spingenti fino alla cornice. Non arrivò intiera fino a noi, fuorché nella sua abside. Invero la facciata è stata rifatta nel 1870, accorciando nello stesso tempo la chiesa di m 5, cioè d'una campata, e, mentre la primitiva era tutta in arenaria oggi invece metà della parte superiore dei muri laterali, gli archetti e la muratura sull'arco maggiore sono in mattoni, di forma piccola, collocati non sempre con perizia, sebbene strigliati. Le finestre e feritoia sono coeve ai muri, ma gli archi sovrastanti in pietra, parte della cornice e dei peducci sono materiale primitivo.
La parte superiore in cotto fu rifatta verso il 1690. Infatti le visite 1577-1619 la dicono in cattivo stato e quelle 1637, 1648, 1664 non ne parlano, perché non più officiata. Inoltre, nel febbraio 1657, i sindaci si rifiutano di giurare nelle mani del vicario di Vezzolano, perché l'abbazia rifiuta di restaurare S. Pietro.
Nel 1676 la comunità protesta presso il Vescovo perché «il moderno abate Doria, in occasione di possesso, sia entrato nella chiesa di S. Giacomo, nuova parrocchiale, mentre S. Pietro cade e, non vi si può celebrare», e supplica per far citare il vicario. Ancora, nella visita 1681, i sindaci si lagnano col vescovo e fanno istanza perché l'abate, o rinunzi, o ripari, in modo che si possa celebrare. La supplica sortì effetto; l'abate alla rinunzia preferì, di buon accordo, il restauro. Intanto, valendosi dell'occasione, il comune fece in chiesa la tomba per i poveri, il not. Giacomo Serra il tumolo familiare e l'abate, come dalla visita 1732, rifornì la chiesa del necessario per la celebrazione della messa e di un quadro della Sacra famiglia per icona. Troviamo infatti una nota, 22 giugno 1711, di L. 276 per suppellettili di S. Pietro, per conto di Vezzolano. In tutte le riduzioni posteriori al Doria si fa anche inventario di S. Pietro, dove si notano: un calice, un camice, un contraltare, due mantili, due tunicelle, due pianete nere con piviale e quattro candelieri.
Ora il pavimento è rialzato, la porta laterale e due finestre in rottura sono ancora posteriori, cioè: di quella si legge per la prima volta nel 1748 e di queste nel 1764. Un altare, in cotto fu benedetto nel 1794. L'abside, da parecchi anni in rovina da come si può dedurre da una fotografia del 1910, ebbe un copioso restauro nel 1961. Nel 1966 venne costruito il nuovo altare.